Lei è Hazel. Nasce a Londra nel 1920. Il padre lavora per il ministero dell’aviazione. Hazel è una bambina timida, riservata. È dislessica, a scuola non brilla. Gli insegnanti la umiliano, è una pessima alunna. L’unica materia in cui riesce è la matematica. Quando si tratta di calcoli, Hazel non ha rivali. Ma per gli insegnanti non basta, è una somara. Hazel ingoia. È il 1933. Hazel ha 13 anni. Il padre torna a casa dal lavoro. Hazel gli va incontro, vuole parlare con lui, raccontargli la sua giornata. Lui è distratto, non ascolta. Papà è successo qualcosa? Sì. C’è una questione di lavoro che non riesce a risolvere. Sta cercando di progettare degli aerei da guerra su cui montare otto mitragliatrici al posto di quattro. I suoi capi gli danno del pazzo, è impossibile. Gli aerei diventerebbero troppo pesanti, avrebbero difficoltà di manovra. Hazel ascolta rapita. Il padre nota il suo sguardo. Sa che la figlia ha una mente matematica. Hazel, ti va di aiutarmi? Lei non riesce a crederci, è entusiasta. Lavorare con il suo papà le sembra un sogno. Si mettono subito all’opera. Stendono fogli e grafici sul tavolo della cucina. Si buttano nei calcoli, fino a tarda notte. Numeri, grafici, equazioni, lavorano senza tregua. Passa qualche settimana, il progetto è pronto. Il padre lo presenta ai comandanti dell’aviazione. Loro sono scettici. Lui non si fa scoraggiare, mostra grafici e calcoli. Parla con passione del progetto, li convince. Gli aerei vengono messi in produzione. È il 1940. Hitler tenta l’invasione della Gran Bretagna. L’aviazione tedesca sorvola i cieli di Londra. Quella inglese risponde all’attacco. Gli aerei tedeschi sono il triplo. Ma quelli inglesi ideati da Hazel e il padre riescono a respingerli. La Gran Bretagna è ancora in piedi. Hazel Hill è felice, orgogliosa di aver dato una mano. Entra in classe, nessuno sa quello che ha fatto. Hazel sorride, ora la scuola le fa meno paura.
Lei è Hazel
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