Lei è Giusi. Abita in provincia di Catania. È il 2014. Ha 32 anni. Giusi ha un ritardo. Prende un test di gravidanza. Il risultato è negativo. Giusi non è convinta. Prenota una visita ginecologica. La dottoressa scuote la testa. Qui non c’è nessun bambino. Giusi non si rassegna. Per farla felice la dottoressa prescrive delle analisi più approfondite. Giusi fa tutti i compiti, poi torna indietro con i risultati. L’espressione della ginecologa cambia. In effetti qui c’è qualcosa, tagliamo la testa al toro e facciamo l’ecografia interna. Giusi è raggiante. Visto? Aveva ragione lei. La dottoressa si mette all’opera. Giusi aspetta con impazienza di sentire quelle parole che da un po’ le riempiono il cuore di gioia. Mamma. Diventerà mamma, finalmente. No! Qui non c’è nessun bambino. Cosa? Giusi sgrana gli occhi, guarda la dottoressa. E quella cos’è? Questa è una cisti tumorale. Giusi è incredula. Culla, lettino, giocattoli, nella sua mente tutto svanisce. Subentra la paura, il panico. Pensava di essere in dolce attesa e invece ha un tumore. Ma stiamo scherzando? Dottoressa è sicura? Le trema la voce, ma la donna non lascia spazio a dubbi. Le prescrive una pillola, servirà ad asciugare la ciste. Anzi, dovrebbe averne una in studio, può iniziare con quella. Guarda tra i medicinali, ma non trova quello che sta cercando, allora prepara la ricetta e spedisce Giusi in farmacia. Lei esce dalla studio, barcolla. È stordita, confusa. Chiama il marito, è in lacrime. Lui consiglia un ultimo controllo, ma da un altro ginecologo. Il medico appoggia l’ecografo sulla pancia di Giusi. Urla. Ma quale tumore! Qui c’è un bambino! Giusi è incredula, ma non aveva un tumore? Lui le fa ascoltare il battito cardiaco. Signora, meno male che non ha preso quella pillola, le conseguenze sul feto sarebbero state disastrose, suo figlio, come minimo, sarebbe nato con gravi malformazioni. Passano nove mesi. Giusi abbraccia finalmente il suo piccolo Francesco. Bello, sano.
Lei è Giusi
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