Lei è Giulia. Vive a Cerignola, in provincia di Foggia. È il 2014. Ha 15 anni. Giulia frequenta la scuola, esce con le amiche, ha un fidanzato. È una ragazza come tante. No. Era una ragazza come tante. Adesso è una che ha fatto una cazzata. Giulia ha il test di gravidanza in mano, lo fissa. È incinta. Non riesce a crederci. È troppo giovane. Non può tenerlo. Giulia comunica la sua scelta ai genitori. La madre le urla addosso. Dovevi pensarci prima! Giulia è irremovibile. Non ha intenzione di scombussolare la sua vita, l’aborto è l’unica soluzione. Prenota una visita. Le danno una pillola. Fa l’ecografia, il medico chiede se vuole sentire il cuore. Giulia sgrana gli occhi. Cuore? Ha già un cuore? Trema, le sale l’ansia. Tum, tum. Esita. Ma è troppo tardi. Travaglio, emorragia. È tutto finito. Giulia torna casa, si butta sul letto, si accarezza la pancia. Piange. Cosa ha fatto? Passano i giorni. Giulia è distrutta, divorata dai sensi di colpa. Pensa a tutte le persone che non riescono ad avere dei figli. Lei invece ha buttato via il suo bambino. Non se lo perdona. Parla con il fidanzato. Vuole fare un altro bambino, e tenerlo. Dopo qualche mese è incinta. Giulia è spaventata, ma felice. Nasce Francesca, Giulia non riesce a smettere di guardarla. Ma qualcosa non va, la sua bambina non sta bene. Iniziano i controlli, su e giù per gli ospedali fino al verdetto. Francesca ha una malattia rara, talmente rara che non ha ancora un nome. Ci sono dei farmaci, ma non si sa come andrà a finire. Giulia crolla. È colpa sua, del suo egoismo. Ha abortito, è stata punita. Ha paura. Lei voleva fare la mamma, non l’infermiera. Giulia guarda la sua piccola, lei le sorride. Si scioglie. Giulia Metta ha 21 anni. Vive per la figlia, la porta a ballare, a fare la spesa, in vacanza, non la priva di nulla. Ogni momento che passano insieme è prezioso. Non sa cosa le riserverà il futuro, ma una cosa l’ha capita. Niente è dovuto, niente è scontato.
Lei è Giulia
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