Lei è Giulia. Vive a Torino. Ha 44 anni. È separata e madre di tre figli. È l’8 marzo del 2020. Il Premier Giuseppe Conte annuncia la chiusura della Lombardia. L’ex marito di Giulia è a Milano, informa i figli che sta bene e che verrà a prenderli come sempre per trascorrere il fine settimana insieme. Passa un giorno. Tutta l’Italia è zona rossa. Giulia si chiude in casa, lavora in remoto e si dedica ai suoi bambini. Scrive all’ex marito. Per tutelare la loro salute, è meglio evitare che escano. Lui non è d’accordo. È rientrato nella sua casa di Torino, ed è suo diritto vederli. Giulia fa presente i rischi, non si può uscire di casa, meglio aspettare, ma lui non vuole saperne. L’uomo chiama i figli. Ragazzi di cosa avete paura, non fatevi spaventare. Risposta. Papà, noi preferiamo stare a casa. Lui non si ferma, minaccia di chiamare i carabinieri, se necessario li porterà via con la forza. Giulia è sconvolta, fa appello al suo buon senso, non vuole in nessun modo negargli il diritto di vedere i figli, passata l’emergenza avranno tutto il tempo per recuperare, perché correre rischi adesso? Niente. Giulia è esasperata. Non accetta di far uscire di casa i figli ogni 3 giorni solo per rispettare la sentenza del tribunale. A malincuore propone all’ex di tenerli lui finché la situazione non sarà tornata alla normalità. Almeno usciranno di casa solo una volta. L’ex marito è d’accordo, ma a una condizione. Le dimezzerà l’assegno mensile di mantenimento. Giulia è senza parole, ma non vuole discussioni, manda subito indietro l’assegno e avvisa i figli. Cosa vogliono fare? Il più grande va dal padre, gli altri restano con lei. Mamma, noi non siamo merce di scambio. Giulia prova schifo. Sa che tutto questo segnerà i suoi ragazzi per sempre. Pensa alle domeniche trascorse da bambina a casa dei nonni. 8 figli e numerosi nipoti davanti a due teglie di pasta al forno e patate. Erano così tanti che dovevano fare a turni per sedersi a tavola e mangiare. Sacrifici, povertà, ma la famiglia era sempre al primo posto.
Lei è Giulia
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