Lei è Giovanna

Lei è Giovanna. Vive a Cagliari. Ha 37 anni. Studia per diventare infermiera, è al terzo anno, sta facendo tirocinio in ospedale. La mandano da una paziente, si chiama Rita e ha 70 anni. Giovanna entra nella sua stanza. Rita e la donna con cui divide la camera stanno discutendo animatamente. I toni sono accesi, coloriti. Giovanna interviene a calmare gli animi. Rita la afferra per un braccio e se la tira vicino. Questa è una rompicoglioni. Giovanna scoppia a ridere. Quella donna la colpisce, è allegra, vitale, un peperino. Passano i giorni. Rita ha un tumore allo stomaco. Peggiora. Non mangia, non beve, vomita. Giovanna la vede indebolirsi. Rita non perdeva occasione per scambiare due chiacchiere, ora non parla. Guarda Giovanna con occhi silenziosi, profondi. È mattina. Giovanna entra nella stanza di Rita. Vede il sole che sbuca dalla finestra, fuori c’è il mare, calmo, luminoso. Giovanna chiude gli occhi, respira, sente il profumo. Rita fatica a respirare, non cammina da mesi, ogni movimento le provoca nausea e vomito. Giovanna la guarda. Corre dagli infermieri. Torna da Rita. Si avvicina all’orecchio. Le sussurra poche parole. La donna muove leggermente la testa, annuisce. Giovanna prova una felicità folle, poi tanta paura. Si fa aiutare da una collega, prende Rita sotto braccio e la sposta sulla carrozzina. La reazione è immediata. Conati di vomito. Il corpo è scosso da brividi. La bocca si riempie di bava e sangue. Giovanna si spaventa, ha osato troppo, è stata una pessima idea. Urla. Rimettiamola subito a letto. Rita le afferra il braccio. Fa segno con la testa. No, lasciatemi qui. Si calma. Giovanna la avvicina al balcone. Il mare è lì, davanti a lei, azzurro, splendido. Rita lo osserva incantata, serena. Muore due giorni dopo. Giovanna non dimentica l’espressione dipinta sul suo volto. I suoi occhi. Ammiravano il mare, non erano più di questo mondo.