Lei è Giovanna. Vive a Buccino, in Campania. Ha 11 anni. I genitori si spezzano la schiena nei campi, ma i soldi non bastano. Giovanna molla la scuola, lavora tutto il santo giorno nelle serre. Cresce, ha 18 anni. Un uomo più grande le ronza intorno. Giovanna ha fame di amore, chiude gli occhi, sogna. Il risveglio è brusco. È incinta, e il principe azzurro se l’è data a gambe. La pancia cresce, il paese mormora. Vergogna! È una poco di buono! Giovanna incassa in silenzio. Partorisce. Gli assistenti sociali parlano di adozione. Giovanna è sola, non sa che fare. La sua bambina intanto apre gli occhietti, le afferra un dito. È bellissima, è sua figlia, carne della sua carne. Giovanna stringe la sua piccola, lascia la casa dei genitori e trova rifugio in un centro per anziani. Passa il tempo. Un uomo le fa la corte. Giovanna non sente il batticuore, ma non può permettersi il lusso di sognare. Lo sposa, mette al mondo altri due bambini, fa di tutto per tenere insieme la famiglia, ma il matrimonio naufraga. Sono anni di tribunali, lacrime, soldi che non bastano. Può contare solo sulle sue forze. Ha un solo conforto, il suo amico Peppantonio, che la sostiene, la ascolta, le offre una spalla su cui piangere. Un giorno ci scappa un bacio. Il cuore di Giovanna palpita, reclama vita, ma le antiche ferite bruciano. Giovanna si ritrae, non merita tanta gioia. Allontana l’amico e va avanti a testa bassa. Ogni volta che si gira, Peppantonio è presente. Un passo indietro, per non disturbare, ma vicino abbastanza per intervenire. Giovanna è confusa, incredula. La testa dice no, ma il cuore e il corpo non ascoltano. Si amano in segreto per qualche tempo, Giovanna teme le malelingue, ma è stanca di chinare la testa. Tira fuori le unghie, punta i piedi. Ho sputato sangue per tutta la vita, non permetterò più a nessuno di rovinarmela, voglio essere felice, merito di essere felice. Oggi Giovanna e Peppantonio sono sposati. Giovanna ha imparato a lasciarsi amare, e ad amare se stessa.
Lei è Giovanna

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