“Quel giorno ero agitata perché nel pomeriggio mi aspettava l’esame per la patente. Per distrarmi ho acceso la radio.
La mia attenzione è stata catturata dalla voce di un bambino.
Diceva di abitare a Mascalucia, di avere 11 anni e di essere ipovedente. Doveva sottoporsi molto spesso a cure dispendiose che si potevano fare solo al nord, e per questo motivo la sua famiglia era in difficoltà.
Con voce gentile ma determinata, concludeva il messaggio dicendo: non è giusto!
Quelle parole hanno fatto vibrare qualcosa dentro di me.
Avrei voluto essere un medico per aiutarlo, ma ho pensato che potevo comunque fare qualcosa per lui.
Qualunque azione o gesto che compiamo, anche il più piccolo, può avere un impatto positivo sulla vita degli altri.
Così gli ho scritto una lettera, per dirgli che è vero, in questa vita e in questo paese tante cose non sono giuste, ma lui ha avuto il coraggio di opporsi.
Sembra scontato, invece non lo è.
Siamo così abituati ad alzare le braccia davanti a qualcosa che non funziona, che spesso gettiamo la spugna ancora prima di combattere.
Le parole di quel bambino invece mi hanno ricordato che si può ancora dire non è giusto di fronte a una ingiustizia.
Ci si può ancora alzare in piedi e lottare, in modo gentile ma determinato.
Lui, io, noi tutti, abbiamo una voce e non dobbiamo privarcene.
È solo con la propria voce che si può cambiare il mondo, renderlo migliore.
Auguro a quel bambino di riuscire a migliorare il suo.
Di sicuro, lui ha cambiato per sempre il mio.
Grazie”.
La mia attenzione è stata catturata dalla voce di un bambino.
Diceva di abitare a Mascalucia, di avere 11 anni e di essere ipovedente. Doveva sottoporsi molto spesso a cure dispendiose che si potevano fare solo al nord, e per questo motivo la sua famiglia era in difficoltà.
Con voce gentile ma determinata, concludeva il messaggio dicendo: non è giusto!
Quelle parole hanno fatto vibrare qualcosa dentro di me.
Avrei voluto essere un medico per aiutarlo, ma ho pensato che potevo comunque fare qualcosa per lui.
Qualunque azione o gesto che compiamo, anche il più piccolo, può avere un impatto positivo sulla vita degli altri.
Così gli ho scritto una lettera, per dirgli che è vero, in questa vita e in questo paese tante cose non sono giuste, ma lui ha avuto il coraggio di opporsi.
Sembra scontato, invece non lo è.
Siamo così abituati ad alzare le braccia davanti a qualcosa che non funziona, che spesso gettiamo la spugna ancora prima di combattere.
Le parole di quel bambino invece mi hanno ricordato che si può ancora dire non è giusto di fronte a una ingiustizia.
Ci si può ancora alzare in piedi e lottare, in modo gentile ma determinato.
Lui, io, noi tutti, abbiamo una voce e non dobbiamo privarcene.
È solo con la propria voce che si può cambiare il mondo, renderlo migliore.
Auguro a quel bambino di riuscire a migliorare il suo.
Di sicuro, lui ha cambiato per sempre il mio.
Grazie”.
Lei è Giada, ha 19 anni, vive nel Lazio.