Lei è Francesca. Vive ad Alzano Lombardo, in provincia di Bergamo. È una donna dinamica e indipendente, ha un buon lavoro, raggiunto dopo anni di sacrifici. È il 2016. Francesca è incinta. È una bellissima sorpresa, la gravidanza procede alla grande e Francesca se la gode in tutto e per tutto. È al quarto mese. Francesca è a casa sul divano, d’improvviso le viene un forte mal di testa, il dolore è così intenso che cade a terra. Francesca tenta di rialzarsi, si sforza, ma non ci riesce. Il corpo non le risponde, tutto il lato sinistro è immobilizzato. Francesca entra in panico, urla, il compagno chiama subito i soccorsi. Francesca è in ambulanza. Guarda il vuoto, pensa al suo bambino. Non deve mollare. Arriva in ospedale, finisce dritta in terapia intensiva. Francesca scopre di avere una malformazione congenita. Un picco di pressione dovuto alla gravidanza le ha rotto un’arteria del cervello. Devono operarla in fretta, sarà un intervento delicato e rischioso. Francesca chiude gli occhi, lei e il suo piccolo ce la faranno, ne è sicura. Passando diverse ore. Apre gli occhi. Si è svegliata. L’operazione è riuscita, Francesca è salva, ma ancora paralizzata. Dovrà fare tanta riabilitazione, e non è detto che tornerà come prima. Francesca sgrana gli occhi. Cosa? No, non ci sta. Si mette d’impegno, nel giro di qualche settimana recupera il braccio, poi la mano e la gamba. I medici sono tassativi, per spostarsi deve usare la carrozzina. Francesca li ascolta, a modo suo. Gira per i corridoi dell’ospedale camminando sulle sue gambe, la carrozzina se la porta dietro, come sostegno. Francesca ci mette tutta se stessa, si rialza. Solo il suo piede resta ciondolante, per quello non c’è niente da fare. Inoltre soffrirà di epilessia. Francesca pensa al lavoro, alla sua indipendenza. Piange. È il febbraio del 2017. Nasce Edoardo. Francesca lo prende in braccio, è bello, è sano. È suo figlio. Lo guarda. Dolore e rabbia spariscono. La sua vita non sarà più la stessa, ma lotterà per lui. Lotteranno insieme.
Lei è Francesca
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