Lei è Federica. Nasce in provincia di Torino nel 1986. È una bambina fragile, timida. Ama leggere, studiare e andare a scuola, ma i risultati sono scarsi. Le maestre dicono che non è portata. È il 2002. Ha 16 anni. Mancano pochi giorni al suo compleanno, Federica si becca l’influenza. Non riesce ad alzarsi dal letto, sviene in continuazione. Fa dei controlli, la rivoltano come un calzino. Federica odia l’ospedale, ha una paura matta degli aghi, una goccia di sangue e dà di matto. Le trovano un problema al cuore, le danno una cura e la rimandano a casa. Federica frequenta il liceo linguistico. Sogna di fare l’interprete o la hostess, studia, si applica, ma arriva a malapena alla sufficienza. La sua salute è fragile, Federica passa ore sui libri, ma sembra tempo sprecato. I professori la prendono da parte. Questa scuola è troppo impegnativa per te. Federica è umiliata. Cambia scuola, non le piace, ma una come lei deve accontentarsi. Ha 18 anni. Il suo cuore peggiora, le mettono un pacemaker. Federica resta indietro, si diploma per un soffio. Non si arrende, tenta con l’università, facoltà di Lingue. Notti insonni, lacrime, ma i risultati non arrivano. Ha 22 anni. Resta incinta. Federica sospende gli studi, si sente una fallita. La zia del suo compagno è ostetrica, le parla a lungo dei bambini e del parto. Federica ascolta, è rapita. Ha una pazza idea. Studiare Medicina. Proprio lei, che odia gli aghi e ha paura degli ospedali? Gli amici consigliano di lasciar stare, ma lei si impunta. Tenta il test per infermieristica. Lo passa. Federica studia, per la prima volta nella sua vita ha ottimi voti. Ingrana la marcia e tira dritto. Diventa infermiera e si specializza in trapianti. È il 2020. Federica lavora in ospedale. Scoppia l’emergenza coronavirus, lei è in prima linea. Oggi deve essere operata alla testa, un piccolo tumore benigno. Le hanno consigliano di rimandare e starsene a casa. Federica non ci pensa neanche. È rischioso, ma vuole tornare al più presto in corsia, a fianco dei suoi colleghi.
Lei è Federica
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