Lei è Erika. Ha 12 anni. È una brava ragazza, gentile, timida, va d’accordo con tutti. Erika entra in classe, le amiche iniziano a parlare di lei. La chiamano Stich, il personaggio del cartone animato. Erika sorride, domanda perché. Perché sei brutta. In un attimo la sicurezza di Erika crolla. Si guarda allo specchio. Fa schifo, è vero. Erika inizia le superiori. Non conosce nessuno, si vergogna a parlare, teme di essere presa di mira. E non sbaglia. Risate sommesse al suo passaggio. Bisbigli. Sguardi. Erika si siede. Sola. Durante l’intervallo mangia in silenzio, cerca il suo diario, non c’è. Qualcuno gliel’ha rubato. Inizia la lezione. Zac. Le compagne le tagliano una ciocca di capelli. Risate a non finire. Erika ingoia. Il cuore in mille pezzi. Foto di classe. Erika falla tu. I compagni in posa, si abbracciano. Erika scatta. Lei nella foto non c’è. Non vogliono una racchia tra di loro. Le stanno alla larga. Perché Erika puzza. Gli insegnanti vedono, si voltano dall’altra parte. Erika si chiude in bagno, piange. Le unghie infilate nella carne, prima o poi tutto finirà, deve finire. Ma ha 15 anni, e il tempo sembra non passare mai. Erika mette le cuffie, si isola, ascolta la musica. Punk, rock. I testi incoraggiano a fregarsene del giudizio degli altri. Erika li ascolta in continuazione, si aggrappa a quelle parole. Alza lo sguardo, va verso le compagne, loro ridono, lei le fissa dritte negli occhi. Le sfida. Fate ridere anche a me. Silenzio. Le ha zittite. Erika prende fiducia, comincia a rispondere. Ha 18 anni. Esami di maturità. Il suo tema è il migliore della classe, professori e compagni si complimentano. Erika non ascolta. È una vittoria amara. Si fa un tatuaggio. You are art. Perché l’arte l’ha salvata, ha trasformato il suo dolore in una punta di luce. Ogni volta che legge quella frase, si sente speciale. Erika ha 22 anni. Sta provando a essere felice. Aspetta in silenzio di sentirsi amata, prima o poi arriverà anche il suo turno? A volte ha paura. Il tempo sembra non passare mai. Ma nessun panno rimane appeso per sempre. Deve solo aspettare.
Lei è Erika
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