Lei è Elisa. Vive a Milano. Ha 45 anni. È mamma di due bambini, Leda e Leo. Elisa è medico pneumologo all’ospedale Fatebenefratelli. È sempre stato il suo sogno, per realizzarlo ha lasciato il sole, il mare, i colori, i sapori della sua amata Calabria. Ha lasciato la famiglia e gli amici. È il 28 febbraio del 2020. Scoppia l’emergenza Coronavirus nelle province di Lodi e Cremona. I medici scarseggiano, c’è bisogno di tutto l’aiuto possibile. Elisa dà subito la sua disponibilità, molla tutto e va a Lodi insieme ad altri colleghi. La situazione è disperata. Turni senza sosta, emergenze continue, sfinimento fisico e mentale. Elisa non si ferma un attimo. Finisce il turno e rientra stremata. Ha bisogno di un abbraccio, una parola di conforto, di guardare negli occhi qualcuno, ma non c’è nessuno ad accoglierla. La sua casa è vuota. I figli sono dai nonni. Elisa si guarda allo specchio. Il viso è segnato dai dispositivi che indossa tutto il giorno, le mani sono consunte per i tanti lavaggi. Si prepara qualcosa da mangiare, poi si butta sul divano. Chiama i suoi bambini. Mamma, quando torni? Li abbraccia e bacia dallo schermo del telefonino, stringe a distanza la sua famiglia rimasta a Reggio Calabria, parla con amici e parenti. Tutte le sere ripete loro l’importanza di stare a casa, per evitare il contagio, per aiutare lei e i suoi colleghi. Dice a tutti di stringere i denti. Ci rivedremo presto, ma nel frattempo aiutateci, seguite tutte le disposizioni dettate dal governo, siate responsabili e coscienziosi perché purtroppo il virus cammina con i nostri piedi. Fermatevi. Rilassatevi a casa, voi che dovete, voi che potete. Elisa vede la paura nei loro occhi, nella loro voce tremante e commossa quando la salutano. Anche lei ha paura, ma è una tipa tosta. Dorme, si sveglia e torna in trincea, più determinata che mai.
Lei è Elisa
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