Lei è Elena. Nasce a Pescara nel 1990. È una bambina vivace, piena di energie. I genitori le dicono di scegliere uno sport. Pallavolo, come la sorella. Elena entra in campo, passa la palla, poi improvvisa un balletto. È in spiaggia, le amiche giocano a beach volley, lei si aggrega alle più grandi, che fanno balli di gruppo. Ha 10 anni. La madre la porta a una scuola di danza. Ti va di provare? Elena è entusiasta, saltella, poi si blocca, ha paura. Ma io non so ballare! La madre se la tira dietro, la iscrive a una lezione di prova. Passa un’ora. Elena non smette di sorridere, è fatta. L’insegnante la inserisce nel gruppo delle più esperte. Elena cerca di imitare i movimenti delle altre, è un disastro, non ricorda i passi, non ne azzecca una. Eppure è felice. Sbaglia, cade, senza vergogna. Passano gli anni. Elena frequenta il liceo, studia di notte, il giorno è dedicato alla danza, e guai a chi gliela tocca. Niente feste o shopping, esce da scuola e balla fino a sera tardi. È curiosa, prova tutti gli stili, moderna, hip hop, jazz. Ha 18 anni. È l’anno della maturità. Tesina, interrogazioni, studio. Sì, ma Elena ha altri progetti. Tenta la sorte con i provini di Amici. È in camerino, aspetta il suo turno, scrive, studia, ripete i passi da eseguire. La prendono. È il 2009. Elena partecipa al talent show, è brava. Un famoso coreografo americano le propone una borsa di studio nella sua compagnia. Elena non se lo fa ripetere due volte. È agosto del 2010. Arriva a New York, si guarda intorno, è spaesata, non sa la lingua. I compagni le parlano, lei non capisce, gesticola, vorrebbe sprofondare. Passa del tempo. Elena fa una battuta in inglese, tutti ridono. È incredibile, l’hanno capita. Prende il telefono e lo scrive alla mamma. È il 2020. Elena D’Amario è prima ballerina della Parsons Dance company di New York. Gira il mondo, passa da un tour all’altro. Appena può scappa in Molise, a Termoli, dalla nonna, che ha 93 anni. Si siede accanto a lei, legge, la guarda, la ascolta. È a casa.
Lei è Elena
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