Lei è Edlira. Ha 37 anni. Abita a Chiuso, Lecco. Fa la badante. Lei è la mamma di tre bambine. Simona ha 13 anni. Lei è una giovane promessa della pallavolo. Keisi ha 10 anni. Lei ama la danza. Sidny ha 3 anni. Lei è la principessa di casa. Sono le gioie della vita di Edlira. Lei è sposata con Baskim. Lui è operaio. Ha 45 anni. Da un po’ di tempo il loro matrimonio non funziona. Le incomprensioni sono troppe. Decidono di separarsi. Sono d’accordo. Firmano le carte del divorzio. Lui starà via per un po’ di tempo. Tornerà a casa in Albania per spiegare alla famiglia i motivi della separazione. Dalle sue parti i divorzi non sono ben visti. La sera prima della partenza lui va a prendere le bambine. Cenano insieme, ridono, scherzano. Il giorno dopo parte. È il 9 marzo del 2014. È sera. Edlira mette a letto le figlie. Dormono tutte insieme nella stessa stanza. Lei le bacia, dice buonanotte e chiude la porta. Le bambine si addormentano. Edlira riapre la porta. Entra. Keisi e Sidny vengono trafitte da decine di coltellate. Muoiono nel sonno. Simona sente i rumori. Si sveglia. Vede. Cerca di scappare. La mamma la insegue nel corridoio. Le taglia la gola. La trascina nella stanza. Mette i corpi delle figlie sul letto. Tenta di ammazzarsi tagliandosi le vene. Non ci riesce. Resta a guardarle per tutta la notte. La mattina suona alla vicina. Le dice che ha ucciso le sue bambine. Ha i vestiti e le mani imbrattati di sangue. Arrivano i soccorsi. Edlira Copa viene arrestata e portata in ospedale. Interrogata, chiede delle sue figlie. Poi confessa. Dice che le ha uccise perché si era separata dal marito, aveva paura delle ristrettezze economiche, in Italia ci sono i mafiosi, e lei temeva che le sue figlie facessero una brutta fine. Il giudice dispone una perizia psichiatrica. Viene giudicata totalmente incapace di intendere e di volere. Non è imputabile. Deve essere curata. Deve trascorrere 10 anni in un ospedale psichiatrico. Il primo giugno del 2019 le è stata concessa la semilibertà. Può uscire.
Lei è Edlira
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