Lei è Cristina. Nasce a Milano nel 1987. Il suo papà si chiama Michele, è un uomo forte e premuroso. Fanno tante cose insieme, cucinano, tifano per la Juve, ballano il rock’n’roll. La sua infanzia scorre serena, come l’adolescenza, grazie alle premure di mamma Luisa. È il 2007. Cristina ha 20 anni. Il padre è diventato strano, non ricorda le cose, ha lo sguardo assente. I medici dicono che ha il Parkinson. Lui non si abbatte. Ha un carattere che lo aiuta. È un uomo divertente, affascinante, elegante. Porta sempre la cravatta, anche in casa. Passa qualche anno. Michele ha un tumore. Lo operano tre volte, porta a casa la pelle. Cristina gli fa ascoltare la sua musica preferita. Ma la strada sembra terribilmente in salita. Il padre ha un collasso, in ospedale gli danno tre ore di vita. Cristina impreca, contro la vita, contro se stessa, contro il padre. Le aveva promesso che l’avrebbe accompagnata all’altare. Michele apre gli occhi, la guarda. Cristina lo sente. Ce la farà, ne è certa. I medici la compatiscono. Peggio per loro. Michele si rialza, e dopo otto mesi lascia l’ospedale. Rifiuta la sedia a rotelle, usa il bastone, non si perde d’animo, e quando arriva il momento, prende Cristina sotto braccio e la accompagna all’altare. Sarebbe tutto perfetto, se non fosse che i farmaci hanno scavato un buco nero dentro di lui. Un momento è la persona migliore del mondo, quello dopo diventa irascibile, aggressivo, bugiardo. Ha gli occhi spenti, esce di casa, vaga senza meta, chiede l’elemosina. La mamma non ha più le forze, è sfinita. Come può una figlia reggere tutto questo? Una figlia che nel frattempo è rimasta incinta. È il 2017. Nasce una bella bambina, nonno Michele vuole prenderla in braccio, non ci riesce, si arrabbia, piange. Cristina è spossata. Deve fare qualcosa, e deve farla subito, prima che sia troppo tardi. È suo padre, è un uomo che ha bisogno di ritornare a casa, per ritrovare le sue radici. Si mettono in macchina, fanno un lungo viaggio, arrivano in Puglia, la terra d’origine. Il padre vuole andare subito sulla tomba dei genitori. Si inginocchia, piange, implora. Mamma, perché devo soffrire così tanto? Si spegne dopo poco, nell’ospedale dove aveva conosciuto la sua amata Luisa, che al tempo era una giovane e bella infermiera.
Lei è Cristina

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