Lei è Antonella. Nasce in Perù nel 1989. I genitori la affidano ai nonni e si trasferiscono a Roma in cerca di lavoro, Antonella li raggiunge poco tempo dopo. È una bambina sveglia, impara la lingua, si fa degli amici. È il 1999. Ha 10 anni, è in classe, sente un dolore lancinante alla testa, urla, cade a terra. La portano in ospedale. Ha avuto un ictus cerebrale. È viva per miracolo, ma la parte sinistra del corpo è paralizzata. I genitori le portano la sedia a rotelle. Tesoro, non spaventarti. Antonella guarda quello strano manufatto di colore di giallo. Mamma, papà, questa macchinetta con le ruote è bellissima, ricorda il sole! Inizia la fisioterapia, nel giro di un mese è già in piedi. La dimettono, ma non è più quella di prima. Antonella zoppica, i compagni le ridono dietro. Passano gli anni. Si iscrive al liceo. È mattina, arriva a scuola. Sul muro c’è una scritta. Antonella zoppa di merda. Rimane pietrificata, si sente diversa. Corre a casa, piange, il papà la abbraccia. Tesoro, sei diversa sì, ma perché sei speciale, tu hai il sole dentro. Antonella si aggrappa a quelle parole. Prende un secchio di vernice gialla e cancella le scritte. Il tempo passa. Ha 22 anni, frequenta l’università. Fa un controllo di routine. Cancro alla tiroide. Non sa se ridere o piangere. Ripensa alle parole del padre, cerca il sorriso di quando era bambina. Non lo trova. Ora è adulta, e ha paura. È sera, entra in un locale, incontra Sergio, chiacchierano, c’è feeling, lui vuole rivederla, Antonella lo mette in guardia. Sono zoppa e ho il cancro, potrei schiattare domani. Sergio le prende la mano. E allora godiamocela oggi! Passano le notti a ballare, a cantare ubriachi, a saltare nelle pozzanghere. Antonella è così occupata a essere felice che la malattia passa in secondo piano. Oggi quel matto di Sergio è suo marito e padre di Tommaso, un bambino di 4 anni. Dopo l’ictus, Antonella ha sconfitto anche il cancro. È invincibile. Ama la sua gamba e le cicatrici, le hanno insegnato a godersi la vita.
Lei è Cristina
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