Lei è Chantelle. Nasce a Toronto nel 1994. I genitori sono di origini giamaicane. Chantelle ha la vitiligine, alcune parti del suo corpo sono bianche. Le sue sorelle non hanno quelle macchie, ma Chantelle non si sente diversa. Sogna di fare la ballerina. È il 1999. Chantelle ha 5 anni. Si mette in posa con i genitori per la foto di famiglia. Un momento. La madre blocca tutti, corre in camera, prende i trucchi e copre le macchie sul viso di Chantelle. Così non ti sentirai a disagio piccola mia. Chantelle muore di vergogna. Si sente diversa, per la prima volta. È il 2001. Chantelle cambia scuola. Entra in classe, è spaventata, timorosa. Due bambine si avvicinano, la invitano a giocare. Diventano inseparabili, poi d’improvviso smettono di parlarle. Chantelle le chiama, loro la evitano. Lei non capisce. Le affronta, chiede cos’ha fatto di male. I nostri genitori non vogliono che siamo amiche, potresti contagiarci. Chantelle si sente sprofondare. Cresce. Scuola nuova, compagni nuovi, ma sempre la stessa storia, i ragazzi la chiamano mucca, zebra. Chantelle torna a casa, piange disperata. Si sente un mostro. Si chiude in camera, è triste, non mangia, guarda fuori dalla finestra. E se si buttasse giù? No. Chantelle si scuote. Basta. Le danno del mostro, lo diventerà davvero. Chantelle ora è cazzuta. Risponde a tutti per le rime, insulta, umilia, fa agli altri quello che è stato fatto a lei. Ma non si sente meglio. Anzi, è uno schifo. Lascia la scuola. Si guarda allo specchio. Fissa la sua immagine a lungo, frontale, di profilo, scruta gli occhi, il mento. Ma io sono bella! Chantelle non vuole più essere una vittima. Scommette su se stessa, sulla sua diversità. Fa dei provini come modella. È il 2014. Il marchio Desigual la nota. Vogliono che sia il volto del brand. Cosmopolitan e Vogue se la litigano. In un attimo le porte della moda si spalancano. Chantelle si fa chiamare Winnie Harlow, sfila, posa, mostra il suo volto e il suo corpo con orgoglio. Deve tutto alla sua vitiligine, l’ha resa forte, unica.
Lei è Chantelle
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