Lei è Betina. Nasce e cresce in Brasile. Finisce la scuola, molla tutto e si trasferisce a Firenze per l’università. È il 2004. Betina entra nel duomo della città, incrocia un ragazzo. I loro sguardi si trovano, si toccano, si fondono. Non riescono più a staccarsi gli occhi di dosso. Lui si avvicina. È alto, biondo, bello da togliere il fiato. Piacere, sono Carlo. Lei sente le campane. Si amano, si sposano. Passa qualche mese. Betina scopre di essere incinta, compra dei vestiti, alcuni giochi, arreda la cameretta. È tutto perfetto. Nasce Clara, un meraviglioso batuffolo di umano. La vita è bella, una favola. È il 2006. Betina osserva la figlia, ha un anno, ma ancora non gattona, non parla, e fatica a interagire con gli altri bambini. I medici minimizzano, è tutto a posto. Betina non è tranquilla, richiede esami più approfonditi. Passa qualche tempo. La chiamano dall’ospedale. Signora, aveva ragione, c’è qualcosa che non va. Betina non crede alle sue orecchie. Ictus prenatale. Clara non potrà camminare né parlare, rimarrà un vegetale. Betina non si regge in piedi. Suo marito, ha bisogno di suo marito. Lo chiama. Carlo è in trasferta all’estero, molla tutto e torna a casa. Betina non smette di piangere, è distrutta. La vita di nostra figlia è rovinata! Carlo la guarda negli occhi. Amore, i medici possono dire quello che vogliono, tu e io ci rimbocchiamo le maniche e diamo alla nostra bambina un’altra possibilità. Provano tutte le terapie possibili, girano per ospedali e centri specializzati, Clara ce la mette tutta, è una battaglia quotidiana, lenta, continua, durissima. Passano gli anni. È il 2020. Betina e Carlo guardano la loro bambina. Ha imparato a camminare, a ridere, a baciare. Non parla, ma comunica con il colore. È diventata una pittrice, ed è pure famosa, mamma e papà la accompagnano in giro per il mondo. Betina è fiera, ma a volte il futuro la spaventa. Carlo capisce, le stringe la mano, mentre Clara li guarda e sorride sporca di vernice. Così, come per magia, tutto si aggiusta.
Lei è Betina
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