Lei è Audrey Kathleen Ruston. Audrey nasce il 4 maggio del 1929 a Ixelles, un comune di Bruxelles. Il cognome con cui tutti la conosceranno, Hepburn, lo prende dalla nonna materna. Il padre lavora in una compagnia di assicurazioni e costringe la famiglia a spostarsi di continuo. È il 1939. Audrey si trasferisce nei Paesi Bassi, ad Arnhem. Inizia a studiare danza. È una disciplina che ama, a cui dedica corpo e anima. Intanto le truppe naziste invadono il Paese. I tedeschi confiscano le riserve di cibo della popolazione. Audrey vive in estrema povertà. Fuori la gente muore di freddo e fame. La ragazza sente che deve fare qualcosa. Partecipa alla resistenza, come staffetta in favore dei partigiani e dei soldati alleati. Il 4 maggio 1945, il giorno del suo compleanno, i Paesi Bassi vengono liberati. Audrey si trasferisce a Londra, vuole continuare a ballare. Ma la malnutrizione ha compromesso il suo fisico e per la sua insegnante è troppo alta per diventare prima ballerina. Inizia a recitare. È il 1952. Audrey partecipa a un provino per un film di William Wyler, “Vacanze romane”. La produzione ha già individuato Elizabeth Taylor per il ruolo della protagonista, ma quando il regista la vede rimane folgorato. È lei che stava cercando. L’anno dopo Audrey vince l’Oscar per l’interpretazione della principessa Anna. Si spalancano le porte di Hollywood. È un’attrice molto richiesta, ma lei non dà niente per scontato. Si alza la mattina alle 4, ripassa le parti. Lavora duramente. Audrey ha un aspetto regale, un portamento raffinato. Diventa un’icona di stile ed eleganza. Eppure, lontano dalle luci dei riflettori, è una donna semplice. Le piace trascorrere le serate sul divano, insieme al figlio e al marito, mangiando pasta e vedendo varietà alla televisione. Si sente fortunata. Decide di ricambiare la vita dedicandosi alle missioni umanitarie. Diventa ambasciatrice dell’Unicef. È il 1992. Audrey è appena tornata da un viaggio in Somalia. Accusa forti dolori allo stomaco. Ha un cancro al colon. Si opera, ma non c’è niente da fare: il tumore è a uno stadio molto avanzato. Muore nel sonno la sera del 20 gennaio del 1993.
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