Lei è Arlette. Vive a Sète, in Francia. È una ragazza curiosa. Affacciata alla finestra osserva i passanti, immagina le storie nascoste dietro i loro volti. È il suo divertimento più grande. Un giorno scopre la fotografia, e si salvi chi può. Arlette punta l’obiettivo contro chiunque incroci per strada. Predilige le donne, immortala ogni espressione, e in ognuna ritrova un pezzetto di se stessa. È il 1946. Arlette ha 18 anni. Mette in soffitta il suo nome, d’ora in avanti si chiamerà Agnes. Taglia i capelli a caschetto e parte per Parigi. Lavora come fotografa, con l’obiettivo scandaglia l’anima delle persone, ma vuole di più, i confini della fotografia le stanno stretti. Realizza il suo primo film, senza grandi aspettative. È un successo. Agnes Varda viene inserita nella lista dei migliori registi in circolazione. Sono tutti uomini. Il suo nome brilla, attira l’attenzione, stona. Qualcuno storce il naso, Agnes si fa una gran risata. Intanto gira un altro film. La protagonista è una donna. Poi operatrici, tecniche, scenografe. Tutte donne, una cosa mai vista. Ama un uomo, ma quando rimane incinta lui evapora. Qualcuno la dà per spacciata. Annegherà tra poppate e pannolini. Agnes non si cura di loro, continua a girare anche con il pancione, e non si ferma nemmeno quando nasce la figlia. Sono una mamma, non un’inferma. Agnes parla con le donne, raccoglie pensieri, sogni, paure. Scandaglia l’animo femminile, gli dà corpo e voce attraverso i personaggi dei suoi film. Sono gli anni Settanta. La sua strada si incrocia con quella di Jacques, un regista. L’amore divampa. La famiglia si allarga, nasce un bambino. Agnes non smette un solo giorno di lavorare, e di lottare per la libertà delle donne. Firma un manifesto a favore dell’aborto. È il 2017. Agnes ha 89 anni. È la notte più importante dell’anno. Sale sul palco di Los Angeles, abbraccia Angelina Jolie, ride e balla mentre le consegna il premio Oscar alla carriera. È una vecchietta con il cuore da giovincella. Strada facendo ha imparato a combattere con il sorriso. Niente rabbia su rabbia. È una femminista gioiosa.
Lei è Arlette
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