Lei è Arianna. Nasce a Napoli nel 1983. È una bambina sensibile e altruista. Ha 18 anni. Conosce Mario. Lui non studia, non lavora, ama la bella vita. Ha scritto sulla fronte la parola problemi. Arianna è attratta, e accecata. La madre e il padre provano ad aprirle gli occhi, ma lei è felice. Passano gli anni. Mario frequenta casa, si ferma a mangiare, va in vacanza con loro, diventa uno di famiglia. È il 2012. I genitori gli mettono a disposizione l’appartamento al piano di sopra, Arianna e Mario vanno a vivere insieme. Lui è disoccupato, lei lavora in una casa editrice e si fa carico di tutte le spese. Il tempo scorre. Arianna ha bisogno di soldi. Li chiede al padre, alla madre, alla sorella. Piccole cifre, loro non le voltano le spalle. Le richieste di denaro aumentano. Arianna è nervosa, stressata. Litiga con Mario. È il 19 agosto del 2015. Arianna corre dalla madre. Soldi, ho bisogno di soldi. È agitata, spaventata. La porta di casa si apre. Mario irrompe infuriato. Afferra Arianna, la trascina verso il loro appartamento. La madre li segue, Mario la caccia. Devi farti gli affari tuoi. Chiude la porta. La donna sente la figlia piangere, implorare. Mario ti prego calmati, se no mi butto giù dal balcone. Lui risponde. Se non lo fai tu, lo faccio io. La madre corre a chiamare aiuto. Mario la raggiunge sulle scale. Dice che Arianna si è buttata di sotto. Arrivano i soccorsi. Arianna è ancora viva. Corrono in ospedale, lui resta a casa. Arianna Flagiello muore dopo 6 ore di agonia. Aveva 32 anni. Scattano le indagini. Sul telefono vengono trovate minacce, sul corpo lividi non riconducibili alla caduta. Mario la picchiava e le chiedeva soldi in continuazione. Viene indagato per omicidio, ma le prove non bastano. L’accusa cade. La famiglia di Arianna non si arrende. Si va a processo con un nuovo capo di imputazione. È il gennaio del 2020. La Procura chiede 18 anni di carcere per Mario Perrotta. Istigazione al suicidio, estorsione e maltrattamenti.
Lei è Arianna
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