Lei è Antonia. Vive a Bellona, in provincia di Caserta. Ha 6 anni. Scende in strada, i ragazzi del rione si stanno divertendo. Prendono a calci qualcosa. Antonia si avvicina. Fermi, ma siete impazziti! Sotto i loro piedi c’è un cagnolino. Non è possibile. Antonia si butta in mezzo, lo strappa dalle loro grinfie. Non azzardatevi mai più. Ha le lacrime agli occhi. È una femmina. Milly, ti chiamerò così. La abbraccia, la porta via, la tiene con sé. Antonia cresce, il suo paese è pieno di cani randagi. Denutriti, maltrattati, uccisi. Deve fare qualcosa. Li avvicina, li sfama, una carezza, una coccola, non ci vuole tanto. Qualcuno se ne va, qualcuno resta. Romeo abbaia ogni giorno sotto la sua finestra, la chiama, vuole giocare, le fa le feste. Antonia si affeziona. Quando lo investono piange a dirotto, si sente in colpa, deve fare di più. Si candida alle elezioni comunali, parla della necessità di sterilizzare i randagi. Passa un giorno. La minacciano di morte. Dieci dei suoi cani vengono avvelenati e bruciati. Antonia è disperata, ma non si ferma. È il 2012. Sotto casa si presenta Nerone. Ha la rogna, la pelle rovinata e tanta tristezza negli occhi. Antonia si prende cura di lui, lo rimette in sesto e gli prepara una cuccia sotto i portici. Ecco, questa è casa tua, torna quando vuoi. Nerone si fa vedere il giorno dopo, insieme a lui c’è Robin. Vivono in simbiosi, felici, accompagnano le signore del posto nelle passeggiate, diventano i cani del quartiere. Qualcuno storce il naso, Antonia viene invitata a farli sparire. Lei respinge il suggerimento al mittente, ma qualche giorno dopo Nerone scompare. Antonia lo cerca, disperata, offre una ricompensa di 500 euro. Niente. Sono passati 8 mesi. Del suo Nerone ancora nessuna notizia. Antonia soffre, ma non si dà per vinta. Ha 46 anni. La sua missione continua. Si dedica anima e corpo ai cani randagi. Li accoglie, li cura, ai più fortunati trova una famiglia. Nelle sue tasche non entra nulla. Va tutto dentro il suo cuore.
Lei è Antonia
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