Lei è Anna. Nasce a Roma nel 1991. Le manca la mano sinistra, anche l’avambraccio. I medici non hanno una spiegazione. I genitori la abituano subito a quella che sarà la sua vita. Le insegnano cosa può fare, vogliono che impari a usare la protesi, ma che sappia anche vivere senza. Sarà lei a scegliere. Anna è una bambina. Si guarda allo specchio, è un trauma. Solleva il braccio, lo muove, immagina di avere una mano, ma è solo un sogno. In casa è protetta, fuori la realtà è dura. I compagni la guardano con timore, lei si tiene in disparte, si vergogna, indossa camicie lunghe, vuole nascondere in tutti i modi quella parte di sé. Ha 14 anni. Un problema alla cervicale la costringe a letto. Anna perde l’anno. Tutta colpa di quel suo braccio. Amarezza, frustrazione, rabbia, le crollano addosso. Anna cade in depressione. I genitori la mettono davanti alla dura realtà. Se tu per prima non impari ad accettarti, a volerti bene per quella che sei, allora non potrai mai sperare che lo facciano gli altri. Anna si tormenta. Pensa a una cosa, una qualsiasi cosa che la faccia stare bene. La musica. Comincerà da lì. Si iscrive a un corso. Cantare è una liberazione. Non si ferma, scopre il ballo, muove le braccia, il corpo, si lascia andare, è meraviglioso. Anna rinasce. Si tira su le maniche. Mostra la sua protesi, senza problemi. È il 2014. Anna vuole mettersi alla prova. Partecipa a Miss Italia e arriva alle finali regionali, è una grande vittoria. Eppure qualcosa la disturba. Senza protesi non riesce a sfilare. Perché? Torna davanti allo specchio. La risposta è semplice. Si vergogna, ancora, nonostante tutto. È dura ammetterlo. C’è un’unica soluzione. Anna prende la protesi e la chiude in un cassetto. È il 2018. Si iscrive di nuovo a Miss Italia. Butta via l’orgoglio e la paura. Basta nascondersi. È se stessa, nuda e cruda. E si piace da matti. Anna Fusco ha sconfitto i suoi demoni, è diventata una motivational coach, nuota, canta, balla. E oggi sfilerà alla Milano fashion week.
Lei è Anna
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