Lei è Anna. Vive a Napoli. È sposata, desidera tanto avere un figlio. È il 2007. Dopo mesi di tentativi, Anna stringe tra le mani il test. È incinta. I primi controlli sono un susseguirsi di emozioni. Anna non vede l’ora di diventare mamma. È al terzo mese, va dal ginecologo. Nel bel mezzo della visita il medico cambia espressione, le prende la mano. Signora, mi dispiace, non c’è battito. Anna si sente gelare. Il dottore dice che dovranno rimuovere il feto. A quella parola Anna va in frantumi. Si presenta in ospedale. Viene accolta con tatto e professionalità. Signora, lei è qui per un aborto, è una sua scelta? Anna smette di respirare. Piange. Osserva le altre mamme, escono dalla sala parto con i figli tra le braccia. Ha un groppo in gola. È il suo turno. Si stende. Chiude gli occhi. Quando si sveglia si sente svuotata, nel corpo e nell’anima. Anna si aggrappa al marito, insieme trovano la forza per andare avanti. Passa un anno. È di nuovo incinta, e anche questa volta rischia di perdere il bambino. Si mette a letto per tre mesi, piange, prega, supera il momento più difficile, finalmente si gode la gravidanza. Arriva il giorno del cesareo. Anna è ansiosa di stringere la sua bambina tra le braccia. Le infermiere le fanno quattro epidurali perché non trovano il punto giusto, il medico la invita a rilassarsi. Anna ci prova, ma l’anestetico non fa effetto. Sente tutto. Il dolore la distrugge. Grida disperata, finché le sue urla non vengono sconfitte dal suono più bello che abbia mai sentito. Sta piangendo. È sua figlia. Asia è bella. Anna allunga le braccia, si blocca. Le scoppia la testa, il suo corpo fa degli strani movimenti, ha le convulsioni. Incrocia per un attimo gli occhi della figlia. Poi cala il buio. Si sveglia di soprassalto. Urla il nome della sua bambina. La sedano. Crolla in un sonno profondo. Quando torna in sé, è intontita, ma il dolore è diminuito. I medici spiegano che ha lottato tra la vita e la morte per diversi giorni. Parlano di trombosi, ischemia cerebrale, ictus, non hanno ancora capito la causa, sanno soltanto che ci vorrà un po’ per riprendersi. Anna ha un solo desiderio. Mia figlia. Vi prego, portatemi mia figlia. Ha rischiato di morire per darle la vita. Eccola. La stringe al petto. Rinasce.
Lei è Anna
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