Lei è Anna. Nasce a Catania nel 1978. Il padre è un medico, la madre fa la casalinga. Anna è figlia unica, la principessa di casa, tutto ruota attorno a lei. La madre è molto protettiva, non le permette di giocare in cortile con gli altri bambini, ha paura che si faccia male. Anna va alle elementari, la madre le porta lo zaino e la accompagna fino in classe. Anna si sente al sicuro, amata. Cresce, è una ragazza forte, consapevole, studia Psicologia e si trasferisce a Palermo. La madre patisce la lontananza. È il 2006. Anna si laurea, si trasferisce a Milano e va a convivere con un ragazzo. Dopo qualche mese si sposa. La madre si occupa dei preparativi per il matrimonio, segue i lavori di ristrutturazione della casa in cui la figlia andrà a vivere. Tutto deve essere perfetto. È impaziente, vuole dei nipotini, sogna di diventare nonna. È il 2008. Il padre di Anna sta male. Cancro. Anna è sconvolta, lo accompagna in ospedale, gli sta accanto fino alla fine dei suoi giorni. Intanto è rimasta incinta. Dolore e gioia si fondono. Anna si attacca alla madre, ha bisogno di sentirla vicina, ma con la perdita del suo papà, qualcosa si è rotto. Le incomprensioni lasciano il posto ai contrasti. La mamma le chiude le porte in faccia. Esce, viaggia, conosce gente, si diverte, sparisce dalla sua di vita. Anna è sconvolta. Era una figlia amata e coccolata, di colpo è come se non esistesse. Nel frattempo diventa mamma, spera che la nascita del bambino possa accorciare le distanze. Chiama la madre, avverte distacco e freddezza. Passano gli anni, Anna ha un secondo figlio, ci riprova, prega la madre di farle visita, per conoscere i suoi nipotini. Niente, alla sua porta non bussa nessuno. Anna ha 41 anni, è diventata psicoterapeuta. È una donna forte, indipendente, ma quando va a prendere i figli a scuola e vede le nonne insieme con i nipoti, scoppia a piangere. Le manca la sua mamma.
Lei è Anna
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