Lei è Anna. Nasce in Ucraina nel 2003. I genitori fanno il possibile per tirare avanti, ma è dura. Ha 6 anni. Stringe la mano della mamma e si trasferisce in Italia. Il padre e il fratellino le raggiungeranno appena si potrà. Anna cresce a Conegliano. Impara la lingua, si fa degli amici, va a scuola. È felice. È il 2022. Anna ha 19 anni, frequenta l’ultimo anno del liceo in una scuola serale. Di giorno fa la cameriera. È emozionata, a breve tornerà in Ucraina a trovare la famiglia. Prepara con cura le valigie, tutto è pronto. Poi il telefono squilla. La madre urla, dice di accendere la televisione. La Russia ha invaso il suo Paese. È la guerra. Anna guarda le immagini con gli occhi sgranati. Non si capacita. Cosa ne sarà della sua famiglia? Piange stretta alla mamma. Poi si guardano negli occhi. Partono. Raggiungono la Polonia, vorrebbero andare a Leopoli, la loro città, ma è il caos. Le notizie si susseguono. Nessuno può uscire dal Paese, gli uomini devono restare a combattere. Anna piange mentre ascolta la voce del padre al telefono. Dice che andrà tutto bene. Il fratello è stato affidato a degli sconosciuti, è in viaggio verso il confine. Anna e la madre lo aspettano alla dogana. Carovane di persone sfilano davanti ai loro occhi. Anna non abbassa lo sguardo, le osserva una ad una. Imprime i loro volti terrorizzati nel cuore. Trattiene le lacrime. Aspetta. Ricomincia a respirare solo quando stringe il fratellino tra le braccia. Sei al sicuro. Tornano a Conegliano. Anna non fa che pensare a tutte quelle persone. Si attacca al telefono. Coinvolge gli amici. Raccoglie cibo, vestiti, generi di prima necessità. Contatta le associazioni italiane e riesce a far partire sette camion di aiuti. Studia nei ritagli di tempo. Si presenta a scuola solo per le verifiche e le interrogazioni. Riesce a sostenere la maturità. Si diploma. Anna tira un piccolo sospiro di sollievo. Poi si rimette in moto. La guerra non è ancora finita.
Lei è Anna
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