Lei è Ambra. Nasce a San Benedetto del Tronto, Marche, nel 1991. È una bambina allegra e spensierata. Ha 10 anni. Mangia una merendina, scoppia a piangere, i denti le fanno male. La mamma la consola. Fa parte della crescita, passerà. Ambra si asciuga le lacrime, tiene duro, ma i dolori non la abbandonano. Passa qualche tempo. Ambra non ne può più, i suoi denti non cadono come quelli degli altri bambini, si sgretolano. I genitori la fanno vedere, ma non ottengono risposte. Provano e riprovano, la portano da uno specialista ad Ancona, è l’ultima speranza. Il medico la visita, senza peli sulla lingua la informa che ha una grave malattia all’osso della bocca. Preparati, dovrai togliere quasi tutti i denti. Ambra esce dalla stanza, barcolla. Ha 16 anni, è nel pieno dell’adolescenza. Rimarrà senza denti? È devastata, ma non c’è tempo per le domande. Nel giro di qualche giorno è già dal dentista. Via uno, due. I compagni sono crudeli. Fanno branco. È la sdentata della classe, poi di tutto l’edificio. Ambra non risponde, non parla, non sorride, mai. Si chiude in se stessa. Passano 2 anni. Finalmente una luce. Trovano una cura alla sua malattia, potrà mettere un ponte provvisorio. Non sono i suoi denti, è vero, ma è pur sempre qualcosa. Ha 18 anni. Ambra prende il diploma. Dice addio a quella scuola, alle cattiverie gratuite, si iscrive a un concorso per lavorare con i bambini. Trova posto come animatrice in un albergo. Lì nessuno conosce la sua storia, e nessuno si accorge del suo difetto. Ambra riscopre la gioia di parlare, di sorridere, senza vergogna. Si apre, racconta quello che ha passato. Questi non sono i miei denti, e non me ne importa. I bambini sono una boccata d’aria. La salvano. Ambra ha 29 anni. Ride spesso, di cuore. Ride anche quando incontra quelle compagne che la prendevano in giro e che adesso le sorridono imbarazzate, intimorite. Ambra ride, perché ogni difetto è un pregio, l’ha capito. Insegnerà al suo bambino il rispetto del dolore, perché è solo così che si diventa dei veri uomini.
Lei è Ambra
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