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Lei è Alana

Alana e sua figlia

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  • Bambini/Figli, Pandemia/Covid, Storie

PUBBLICATO IL

  • 12 Maggio 2020

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Lei è Alana. Ha 6 anni. È il suo primo giorno di scuola. La mamma l’aiuta a vestirsi. Lei è Zalina, ha 27 anni. Zalina prende in braccio il figlio Alan di 2 anni, afferra la mano di Alana e la porta a scuola. Siamo a Beslan, Ossezia del Nord, Federazione Russa. È il primo settembre del 2004. Alana è emozionata, la sua mamma la guarda entrare nella scuola. D’improvviso, un rumore. La gente corre, ci sono uomini armati. È il caos. Zalina corre, raggiunge la figlia. Un commando di terroristi ceceni ha appena fatto irruzione nella scuola. Sono in trappola. I soldati trascinano tutti in palestra. Sono 1.200. Uomini, donne e bambini. I terroristi pescano 22 persone a caso. Le ammazzano. È un avvertimento, non scherzano. I piccoli puliscono il sangue per terra. Zalina stringe i figli al petto. Passano le ore. Sono fermi. Immobili. Ammucchiati. Fa caldo. Le danno del latte in polvere. Lo mette in un cucchiaio, lo infila nella bocca di Alan. I terroristi brandiscono i fucili. Urlano. Esigono silenzio. Passa un giorno. I bambini piangono. I terroristi non gradiscono. Il pianto li rende nervosi. Passa un altro giorno. Alan strilla. Ha fame. I terroristi si avvicinano. Zalina e i figli vengono portati in una stanza con altre madri. Dicono che stanno per essere rilasciate. Sono libere. Zalina rinasce. Fa per uscire. La fermano. No. O il figlio, o la figlia. Deve scegliere. Non può portarli entrambi. Alana si aggrappa alla madre. Urla. La implora. Anche Zalina piange, prega di non costringerla a una scelta che una mamma non può, non deve fare. Ma non c’è verso. Zalina si ritrova con Alan in braccio, sta scappando, mentre la sua bambina piange e urla alle sue spalle. Zalina muore dentro. Rimane davanti alla scuola. Piange tutta la notte. È venerdì. Le truppe russe fanno irruzione. Si sentono spari, urla. I terroristi sono morti. Zalina cammina, si fa largo tra corpi, sangue, lamenti. Cerca. In palestra. In ogni tenda. Eccola. È distesa su un letto. È nuda. È ricoperta di sangue. Non è il suo sangue. Alana, la sua bambina, è viva.

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