Lei è Antonina. Vive a Palermo, in Sicilia. Ha 5 anni. Va in Spagna con i genitori, cammina per strada. Una donna attira la sua attenzione. Indossa un abito pieno di colori. Si muove in modo sinuoso. Ogni tanto batte i piedi a terra, i bordi della gonna svolazzano. La mamma dice che è una ballerina di flamenco. Antonina è incantata. È la cosa più bella che abbia mai visto. Torna a casa. Non riesce a togliersi dalla testa quel ballo. Cerca dei corsi, ma a Palermo non esistono. Antonina passa notti intere sul dizionario di spagnolo. Il suono di ogni parola le provoca tanta nostalgia. Chiude gli occhi, balla. Cresce. Antonina frequenta una scuola serale, di giorno lavora nell’azienda di famiglia. Ha un futuro avviato, e neanche un minuto libero. Studia come una matta, prende una laurea, poi un master alla Bocconi. Ha tutte le porte aperte, ma non è felice. Non dorme, non mangia. Le manca qualcosa. Antonina cerca risposte nella preghiera. Un giorno le propongono di andare a fare volontariato in una chiesetta spagnola. La mente dice di restare. Ha un lavoro avviato, una famiglia. Il cuore ha già preso l’aereo. Atterra a Siviglia. Cammina per strada. Incrocia una scuola di flamenco. Piange di gioia. Antonina porta avanti il volontariato, poi indossa un abito colorato, mani e piedi si muovono da soli. A ogni passo l’ansia svanisce. Ogni cosa va al suo posto. È libera. Se stessa. Passano i mesi. Antonina ha fatto il suo dovere, ma non vuole tornare indietro. Dà fondo a tutti i suoi risparmi, prende una stanza in affitto, poi indossa il suo abito e danza. Nei locali, per strada, non importa dove, quel che conta è ballare. Oggi Antonina ha 41 anni. Ne ha trascorsi quattordici in quella terra che le ha rapito il cuore, poi ha sentito che era il momento di tornare a Palermo. Si esibisce nelle cerimonie, danza nei vicoli. Qualcuno dice che è matta, ha mille possibilità e si mette a fare l’artista di strada? Antonina batte un piede a terra. Spiega il ventaglio. Balla. Non c’è niente di più bello che essere se stessi.
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