Lui è Nasser Mohamed, dottore e attivista Lgbt.
È stato costretto a lasciare il Qatar e vive a San Francisco, negli Stati Uniti.
Quando i rappresentati del suo paese hanno inaugurato i Mondiali di calcio con la frase: “Tutti sono i benvenuti”, ha provato molta rabbia.
È stufo dell’ipocrisia: qualche giorno di festa non cancella anni di violenze e soprusi. “Diciamo le cose come stanno, gay e omosessuali non sono mai stati i benvenuti nel mio paese”.
È stato costretto a lasciare il Qatar e vive a San Francisco, negli Stati Uniti.
Quando i rappresentati del suo paese hanno inaugurato i Mondiali di calcio con la frase: “Tutti sono i benvenuti”, ha provato molta rabbia.
È stufo dell’ipocrisia: qualche giorno di festa non cancella anni di violenze e soprusi. “Diciamo le cose come stanno, gay e omosessuali non sono mai stati i benvenuti nel mio paese”.
“Sono nato e cresciuto in Qatar. Ma sono fuggito perché avevo paura.
Il mio paese non accettava che fossi gay. Nemmeno la mia famiglia. Non mi parlano più.
Non è un segreto che in Qatar essere omosessuale è pericoloso. Vivi nella paura. Sei perseguitato, soggetto ad abusi fisici e mentali.
Alcuni vengono costretti a fare le spie: denunciano gli altri per evitare la tortura, o peggio.
Quando ho sentito: tutti qui in Qatar sono i benvenuti, ho avuto i brividi. È un vero insulto.
Gli invitati a questa festa si divertono, ma chi lì ci abita deve stare chiuso in cantina, in silenzio”.