“Quando mi hanno proposto di insegnare a giocare a scacchi ai detenuti non ho esitato a rispondere sì.
Non mi intimoriva il loro curriculum criminale, piuttosto come avrebbero utilizzato i miei insegnamenti.
Gli scacchi sono un’arma potentissima. Insegnano a usare il cervello in un modo nuovo, a reagire a eventi imprevisti e sfruttarli a tuo favore.
Insegnare queste cose a persone che hanno commesso crimini terribili era un rischio: sentivo di avere una grande responsabilità.
Poi c’era il pericolo che le partite, magari sporcate da imbrogli, innescassero comportamenti aggressivi e sfociassero in liti.
Dopo le prime settimane tutti questi timori si sono rivelati infondati. Ho conosciuto persone disponibilissime e curiose di imparare.
Molti partecipanti ha raccontato che grazie agli scacchi la loro vita carceraria era migliorata. I pensieri bui e ossessivi sono stati sostituiti da pedoni e alfieri.
Ho visto boss mafiosi, narcos e sicari, stringersi la mano a fine partita: dopo una vita criminale riscoprono il rispetto delle regole e imparano a frenare gli impulsi.
Insegnare è la mia vocazione. Pensare che gli scacchi possano aiutare persone che hanno commesso errori enormi a intraprendere nuove strade è una soddisfazione unica”.
Non mi intimoriva il loro curriculum criminale, piuttosto come avrebbero utilizzato i miei insegnamenti.
Gli scacchi sono un’arma potentissima. Insegnano a usare il cervello in un modo nuovo, a reagire a eventi imprevisti e sfruttarli a tuo favore.
Insegnare queste cose a persone che hanno commesso crimini terribili era un rischio: sentivo di avere una grande responsabilità.
Poi c’era il pericolo che le partite, magari sporcate da imbrogli, innescassero comportamenti aggressivi e sfociassero in liti.
Dopo le prime settimane tutti questi timori si sono rivelati infondati. Ho conosciuto persone disponibilissime e curiose di imparare.
Molti partecipanti ha raccontato che grazie agli scacchi la loro vita carceraria era migliorata. I pensieri bui e ossessivi sono stati sostituiti da pedoni e alfieri.
Ho visto boss mafiosi, narcos e sicari, stringersi la mano a fine partita: dopo una vita criminale riscoprono il rispetto delle regole e imparano a frenare gli impulsi.
Insegnare è la mia vocazione. Pensare che gli scacchi possano aiutare persone che hanno commesso errori enormi a intraprendere nuove strade è una soddisfazione unica”.
Lui è Mirko Trasciatti, 32 anni, è un programmatore e un maestro di scacchi.
Dal 2015 insegna a giocare ai detenuti: boss mafiosi, narcos e sicari legati alla criminalità organizzata. Le lezioni si tengono nel carcere di massima sicurezza di Spoleto, in Umbria.
L’obiettivo, come dice alla Stampa, è insegnare il rispetto e il controllo, offrire nuove prospettive anche a chi ha commesso i crimini peggiori.