Ha ordinato la cena online tramite una delle applicazioni che ormai siamo soliti usare.
Ha aspettato tre ore il fattorino. Era pronto a dirgliene quattro, ma quando se l’è trovato davanti, ha capito.
Il ragazzo aveva attraversato l’intera città in bici solo per consegnargli il panino, tra andata e ritorno avrebbe fatto 50 chilometri.
Andrea si è sentito uno schifo.
Non ordinerà mai più a domicilio, non vuole essere complice di un sistema di lavoro che rende accettabile e normale lo schiavismo.
“Per la prima volta ho ordinato la cena online tramite una delle apposite applicazioni.
La consegna era stimata entro un’oretta, ma dopo quasi tre ore il fattorino non era ancora arrivato.
Avevo solo il numero della catena di fast food, ho chiamato per chiedere spiegazioni di un simile ritardo.
Si sono scusati e mi hanno garantito che entro poco avrei ricevuto tutto. Ho aspettato altri venti minuti, poi finalmente il fattorino è arrivato.
Sono sceso in strada bellicoso, pronto per chiedergli se fosse andato a farsi un giro sulla luna prima della consegna, ma poi ho capito.
Il ragazzo aveva attraversato l’intera città, in bici solo per portarmi la mia cacchio di cena. Oltre 50 chilometri tra andata e ritorno.
Mi si è raggelato il sangue. Gli ho chiesto se voleva salire a scaldarsi, mi ha risposto che non aveva tempo, doveva correre via per altre consegne.
Ho deciso che mai più utilizzerò questo tipo di servizio.
Ma voglio avallare un simile sistema di lavoro che, fatto in queste condizioni, rasenta lo schiavismo”.