Un uomo che da anni si occupa dei giovani emarginati e dei tossicodipendenti.
Un uomo che non ha mai smesso di parlare della difficile situazione delle carceri e che dopo i fatti degli ultimi giorni, rinnova la sua denuncia.
Nel giorno di Natale sette minori sono evasi. Giovani con precedenti per rapine e aggressione. Al momento solo quattro sono stati ritrovati.
Don Claudio, tramite il Corriere, lancia un grido di allarme rivolto al governo e alle Istituzioni.
Il sovraffollamento, la carenza di personale e di educatori stanno rendendo la situazione nel carcere insostenibile.
Generano violenza e depressione tra i giovani.
La pena va scontata, ma non si può limitarsi a rinchiuderli.
C’è bisogno di educazione, investimento, e impegno concreto per aiutarli a costruirsi un futuro.
“Alcuni ragazzi non ce la fanno più, pensano di non avere niente da perdere. Chiedono farmaci per calmarsi o dormire.
La detenzione, soprattutto per i minori, dovrebbe essere l’estrema ratio, ma il sistema fuori fa acqua.
Non ci sono abbastanza comunità strutturate in grado di accogliere i casi difficili.
Il carcere è un sistema dove per definizione si reprime la libertà. Un luogo di violenza, dunque.
Mettere un adolescente, pur autore di reato, dietro le sbarre troppe ore al giorno è contro natura.
Il rischio è quello di farli sentire sempre e solo dei criminali.
Per evitare che la violenza prenda il sopravvento, i ragazzi non devono avvertire il carcere come luogo solo di reclusione.
Devono viverlo come un ambiente formativo costruito per loro: solo così investiranno su se stessi.
Sembra che l’obiettivo primario di tutti sia, adesso, calmarli. Ma non li calmi, se non dai loro la prospettiva di potersi costruire giorno dopo giorno un futuro”.