HO UN’OFFICINA, RIPARO AUTO E MOTORI, IN FACCIA A CHI DICEVA CHE ERA ROBA DA UOMINI

Lei è Patrice. Vive in Pennsylvania, negli Stati Uniti. Dopo tanto studio e sacrifici è diventata ingegnere, ha trovato un buon lavoro. È una donna realizzata, indipendente, soddisfatta dei traguardi raggiunti. Ha 28 anni. Porta l’auto dal meccanico. Fa uno strano rumore, non capisco cosa sia. L’uomo con la tuta si lascia sfuggire una risatina. Gli altri si danno di gomito. Patrice chiede spiegazioni. Quello fa uno sguardo di sufficienza. Sei una donna, cosa vuoi capirne di motori? Patrice vuole ribattere. Non ci riesce. In un attimo la sua laurea, i suoi traguardi sono stati cancellati da uno stupido stereotipo. Si sente sminuita e umiliata. La sera esce, si sfoga. Le amiche fanno spallucce. Capita. Di motori non ne vogliono sapere, se la macchina ha problemi ci pensa il fidanzato. Patrice non crede alle sue orecchie. È seduta tra donne determinate e indipendenti come lei, eppure anche loro si sono convinte che quella sia roba da uomini. Fuma di rabbia. Si iscrive a una scuola serale. Studia la teoria, poi la mette in pratica lavorando gratis nei garage. È dura, ma cascasse il mondo ce la farà. È il 2016. Patrice ha 31 anni. Apre la sua officina meccanica. Aggiunge anche un’area giochi per i bambini e un piccolo centro estetico, per regalare una coccola alle clienti che aspettano. Vuole che si sentano accolte, a loro agio. Assume ragazze appassionate del mestiere. Organizza corsi gratuiti, insegna alle donne a cambiare l’olio dei freni e le gomme, vuole che siano padrone della loro auto. Possederla significa anche conoscerla. Gli uomini sono i benvenuti, ma non sono indispensabili.