L’altra sera era di turno con la collega Adelaide.
All’improvviso sono entrati due uomini, uno zoppicava, l’altro lo sorreggeva.
L’accompagnatore si è dimostrato subito aggressivo, voleva che visitassero subito l’amico.
Giada e la collega hanno prestato assistenza all’uomo, gli hanno rifatto la fasciatura che già aveva alla gamba, e gli hanno consigliato di andare al pronto soccorso per accertare il tipo di lesioni.
Il paziente ha fatto per andarsene, ma l’uomo che lo accompagnava ha dato di matto.
Ha insultato e minacciato le due dottoresse, poi è passato alle mani. Ha preso Adelaide per il collo e ha iniziato a stringere. Giada si è buttata su di lui e in qualche modo è riuscita a fermarlo.
Senza il suo intervento, non si sa cosa sarebbe successo.
L’uomo se ne è andato prima che arrivassero i carabinieri.
Adelaide ha 28 anni, è una specializzanda, aveva scelto di dedicare la sua vita agli altri, dopo quello che è successo, ci ha ripensato: “Cambierò mestiere”.
Giada ha deciso di raccontare e mostrare tutto con delle foto, perché non è ammissibile rischiare la vita sul posto di lavoro.
Nell’ultimo anno le aggressioni ai medici sono aumentate. Giada e molti colleghi non si sentono al sicuro.
Chiedono rispetto e più tutele.
“Fare il medico al giorno d’oggi non è solo una vocazione, ma una sfida, soprattutto in contesti come la guardia medica.
Non è possibile che un professionista, nell’esercizio delle proprie funzioni, venga aggredito.
Non è ammissibile rischiare la propria vita sul posto di lavoro perché non si è abbastanza tutelati.
Spesso la guardia medica viene considerata un medico di serie b.
Ricordatevi che dietro il camice ci sono delle persone, non esiste che un essere umano ne aggredisca un altro.
Voglio diffondere questo messaggio perché non voglio che un’altra persona rischi di essere strangolata come la mia collega.
Chiediamo più tutela nello svolgimento del nostro lavoro.
Finché non ti succede, non ti rendi conto che una volta è andata bene, ma non è detto che sia così anche la prossima”.