Lei è Manuela. Vive a Roma. Ha 40 anni. È una donna vivace, estroversa, le piace circondarsi di vestiti e oggetti colorati, le trasmettono gioia e felicità. Manuela ha due figli. Samuel è il più piccolo, è un bambino sveglio e intelligente, ma da qualche tempo la luce gli dà fastidio agli occhi, le sue iridi oscillano in modo strano. Manuela corre dal medico, dopo una sfilza di esami arriva il verdetto. Samuel ha una patologia molto rara, non vede quasi nulla, e come se non bastasse, non distingue i colori, vede solo in bianco, nero e grigio. Non c’è cura. Manuela sente la terra tremare. Il suo bambino non saprà mai di che colore è il cielo, non potrà mai godere della bellezza di un arcobaleno, non vedrà mai il colore della sua macchinina preferita. È un’ingiustizia. Manuela non riesce ad accettare che Samuel sia condannato a vivere in un mondo così triste. Si tormenta per giorni. Intanto Samuel gioca spensierato. Il suo sorriso, così puro e gioioso, le trasmette un’emozione fortissima. Manuela si sente piccina, è costretta a guardarsi dentro. Rabbia, frustrazione e tristezza. Non sono questi i colori che vuole dare al suo cuore. Prende ogni emozione negativa, l’abbraccia e poi la lascia andare. Manuela accetta la malattia, e impara a vedere il mondo attraverso gli occhi del suo bambino. Si rende conto quante cose dà per scontate. Lei che non ha problemi alla vista, in realtà osserva e basta, senza guardare davvero quello che la circonda. Grazie a Samuel impara a rallentare. A indugiare su ogni più piccolo dettaglio, a vedere sfruttando tutti i sensi. Si gusta di più il calore del sole sulla pelle. Il profumo dell’erba appena tagliata, le venature della corteccia di un albero che scorrono sotto le sue dita. E d’improvviso il suo mondo si arricchisce di nuovi colori. Oggi Samuel ha 5 anni, è un bambino sereno. Le ha insegnato che non si vede solo con gli occhi, le emozioni vengono dal cuore.
Grazie a mio figlio che non vede i colori, ho imparato a guardare il mondo con altri occhi
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