Lei è Shilah. Nasce nel 2011 a Melbourne, in Australia. Ha lunghi capelli castani. Li pettina con cura, si diverte a toccarli, sono così morbidi. Un giorno scorre le dita tra le ciocche. I capelli vengono via come niente. Shilah si spaventa, corre allo specchio. Passa una mano, poi l’altra. Tutta la sua bella chioma scivola a terra. I medici dicono di non preoccuparsi, non è nulla, ricresceranno. Shilah aspetta con ansia. Conta i giorni. Poco alla volta le nuove ciocche spuntano. Ma che strano, sono bionde, quasi bianche. Altro che morbide, sono dritte e rigide come i rami di un albero. E più crescono, più sparano all’insù. Shilah fatica a mettere la testa sul cuscino, non trova la posiziona. Ogni mattina per pettinarli è una faticaccia. I capelli sono un groviglio di nodi, appena Shilah affonda la spazzola si spezzano come fossero fatti di vetro. La battaglia dura ore. Impossibile domarli. Shilah arriva a scuola in ritardo. I compagni ridono come matti. Cosa è successo ai tuoi capelli, sembrano la criniera di un leone. Cammina per strada. Qualcuno ride, altri scattano foto. Una signora si avvicina, allunga la mano per toccarli. Bambina, hai messo le dita nella corrente? I genitori si arrabbiano, fanno scudo con il corpo e la trascinano a casa. Sono preoccupati. Dopo tanti esami, un medico trova la risposta. I tuoi capelli sono così perché hai una sindrome molto rara, al mondo ci sono solo cento persone come te. I genitori chiedono se vuole cambiare scuola, forse preferisce studiare a casa. Si raccomandano in mille modi, ripetono in continuazione che non deve sentirsi diversa dagli altri. Shilah non si trattiene più. Testa alta, mani sui fianchi. Mamma, papà, vi sbagliate, io sono diversa dagli altri, ma che problema c’è? Non mi importa cosa dicono gli altri, mi piaccio così come sono. Oggi Shilah ha 12 anni, ama i suoi capelli ribelli, la fanno sentire unica e speciale. E se qualcuno si azzarda a commentare, risponde con una bella linguaccia.
Gli altri mi prendono in giro per i miei capelli rigidi, impossibili da pettinare. Ma io mi piaccio così come sono
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