Dopo tre lauree lavorava come manager in una grande azienda. Era arrivato, realizzato.
Ha un certo punto però, ha sentito bisogno di aria, l’unico momento in cui riusciva a respirare era correndo.
Ha deciso di licenziarsi e puntare tutto sulla corsa, la passione di quando era bambino.
“Lavoravo come manager aziendale ma ero infelice e demoralizzato. Ho deciso di licenziarmi.
Non sapevo ancora cosa fare, ma appena fuori da quelle mura, ho visto uno spazio immenso, pieno di possibilità.
Ho ripescato una mia vecchia passione: la corsa. Da bambino mi aiutava a pensare.
Non lo facevo da tempo, è stata dura, e per la prima volta mi sono accorto che correvo male, mi infortunavo di continuo. Da lì l’illuminazione.
Perché non insegnare alle persone a correre nel modo giusto?
In tanti mi hanno dato del pazzo, lasciare uno stipendio sicuro per inseguire un sogno era da irresponsabili.
Io invece ne ero certo. Correre è un istinto naturale, un dono che abbiamo, a volte è la medicina perfetta a molti mali.
Per questo è imparare imparare a farlo bene. Ed è proprio questo che insegno nella mia scuola.
Servono pazienza, umiltà, costanza. Le stesse che occorrono nella vita. La corsa non è che una grande metafora dell’esistenza”.