Lui è Fulco. Vive a Roma, è un architetto. È appassionato di caccia. Ogni volta che impugna un fucile, si sente l’eroe di un film. I suoi amici fanno un viaggio in Scandinavia per conoscere qualche bella ragazza. Fulco preferisce l’Africa. Partecipa ai safari. Uccide leoni, gazzelle, bufali. Sogna di diventare un grande cacciatore. È il 1963. Fulco prende l’auto e raggiunge l’Anatolia, in Turchia. È un viaggio lungo e tremendo, ma ne vale la pena. Caccerà il suo primo orso. Fulco pensa al trofeo che porterà a casa, freme dall’emozione. Indossa la mimetica, imbraccia il fucile e si inoltra nella foresta. Segue le tracce, si acquatta tra i cespugli. Aspetta. All’improvviso qualcosa si muove. Tra gli alberi fa capolino mamma orsa con tre cuccioli. L’animale fiuta l’aria, guarda nella sua direzione, si alza minacciosa. È pronta alla carica. Fulco non ha paura. Ce l’ha in tiro. Posiziona il dito sul grilletto, fa un respiro. Preme. Ma il dito non si muove. Fulco è incantato da quei bellissimi orsacchiotti che giocano attorno alla loro mamma. È folgorato da una luce che gli svela in quella scena tutta la potenza e la bellezza della natura. Per la prima volta, con il suo fucile in mano si sente piccolo e meschino. Fulco depone l’arma. Promette che non ucciderà mai più un animale in vita sua. Torna in città, vende tutti i suoi fucili e lascia il lavoro. Fonda un’associazione, crea la prima area protetta per animali sul suolo italiano. È un grande traguardo, ma sa che è solo l’inizio. Oggi Fulco ha 89 anni. Ha creato più di cento oasi in tutto il paese. Ha salvato migliaia di animali e ripopolato alcune specie in via di estinzione. Armato di fogli e pennelli si immerge nella natura, per ritrarre orsi, scoiattoli, picchi. Sogna in giorno in cui tutti gli uomini deporranno le armi e si guarderanno intorno, ammaliati dalla bellezza che li circonda.
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Fulco ha 89 anni, gira i boschi armato di pennelli, immortala gli animali nei suoi disegni.
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