Lei è Federica. Vive a Milano, è una bambina serena. Cresce circondata dai gatti della nonna, sono i suoi compagni di gioco. Le basta accarezzarli per ritrovare il sorriso. Frequenta le superiori. Incontra un ragazzo. Si chiama Enrico. È il suo primo amore. Parlano di convivenza, viaggi, progettano un futuro insieme. Federica ha 18 anni. Riceve una telefonata. Enrico ha fatto un incidente in moto, è morto. Federica sente una crepa aprirsi dentro di lei. È sola, disperata, si sente un peso. Reagisce d’istinto. Entra in un gattile. I mici sono malconci, hanno gli occhi tristi come i suoi. Federica abbraccia i gatti che nessuno vuole, e li porta a casa. Si prende cura di loro. Dà e riceve amore. Pezzetto dopo pezzetto la aiutano a ricostruire il suo cuore. È l’estate del 2022. Federica ha 34 anni, si prende cura di una quindicina di gatti. Legge un annuncio sul web. Una gattina è stata investita da un’auto, è conciata male, nessuno vuole occuparsi di lei, dicono che è troppo brutta. Federica ha un groppo in gola. La sua casa è piena, non c’è posto. Tempo due giorni e la gatta è nel suo giardino. Le parole del veterinario sono lame. Il fegato è compromesso, la mandibola è frantumata, ha una terribile dermatite, ed è piena di parassiti. Non durerà a lungo. Federica guarda i suoi occhi spaesati. Rivede se stessa. Vuole restituire tutto il bene che ha ricevuto. Non bada a spese. Si dedica a lei con pazienza e amore. È una gattina dolce, ama rifarsi le unghie sul melograno e prendere il sole. La chiama Signorina Silvani, come il personaggio dei film di Fantozzi. Passano otto mesi. È sera, Federica torna a casa. Una gatta le viene incontro. Federica resta di sasso. Signorina Silvani, sei proprio tu? Il pelo è liscio, il musetto si è raddrizzato, i suoi occhi sprizzano vita. La davano per spacciata, invece è rinata. Federica la prende in braccio, piange di gioia. Tutti meritano una seconda possibilità. Basterebbe andare oltre le apparenze, e il mondo sarebbe pieno di gioia.
Era sporca, ferita e malata, nessuno voleva adottarla. L’ho portata a casa e l’ho riempita d’amore
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