Per salvarsi ha trascorso ore in mare, aiutandosi con altre persone nella stessa situazione.
Il giorno dopo si è accorta di una ferita sulla coscia, a forma di cure.
Ha subito pensato al padre morto giovane, che da scout le aveva insegnato a sopravvivere in natura.
Annelise non ha dubbi: lui le è stato accanto, e le ha permesso di superare quell’incubo.
“Mi sono accorta degli incendi solo quando nella casa accanto è suonato l’allarme: le fiamme si erano avvicinate con il vento.
A terra non c’era via di fuga, e con i vicini ci siamo tuffati in mare. Ci siamo aiutati e salvati a vicenda seguendo l’istinto.
Dicevamo agli altri di respirare attraverso le maglie bagnate, di sputare quando tossivano e di non deglutire.
Quando ho avuto freddo mi sono arrampicata sui massi e ho trattenuto il fiato mentre mi scaldavo con le fiamme dell’incendio.
Uno dei miei vicini non è sopravvissuto. L’ultimo ricordo che ho di lui è quando gli ho chiesto se stava bene e lui non riusciva a parlare.
Ho un’abrasione sulla coscia, che somiglia a un cuoricino: me la tatuerò per ricordare questo miracolo, e mio padre morto da giovane.
Era uno scout, mi ha insegnato a sopravvivere in natura. Quando ho visto questo segno sulla coscia ho capito che lui mi ha protetta in quelle ore”.