Sta combattendo con tribunali e giudici per aiutare la madre Dora, una donna di 80 anni.
L’amministratore di sostegno che anni prima la famiglia aveva scelto per lei, ha deciso che la casa in cui Dora ha sempre vissuto, non è più adatta a lei.
Di punto in bianco l’ha fatta ricoverare in una casa di riposo ad Aulla, in Toscana, contro la sua volontà, e contro quella della figlia.
Dora non è autosufficiente, ma è lucidissima, e in quel posto non ci vuole stare: piange, grida, vuole tornare a casa, dalla sua badante e dai suoi gatti.
Non mangia, non beve, si sta lasciando morire.
Anna sta facendo di tutto per tirarla fuori.
“Mia madre era in ospedale per una cura, quando è stata dimessa mi hanno chiamato per dirmi che la portavano in un Rsa.
L’ha deciso il suo amministratore di sostegno, contro la mia volontà e soprattutto contro quella di mia madre.
Secondo lui la casa in cui vive non è adatta a una donna nelle sue condizioni. Ma non è così.
Mia mamma ha una badante fissa, il letto anti decubito, il sollevatore, la carrozzina, tre deambulatori. IO vado a trovarla spesso. È seguita e curata.
Mamma è disperata, non capisce perché non può tornare nella sua casa, si sta lasciando morire.
Da giorni non mangia, non ride, continua a ripetere che vuole tornare dalla badante Marina, dalle sue cose, dai suoi gatti.
Le persone anziane possono essere curate al meglio in casa, in un ambiente familiare. Perché questo non viene permesso a mia madre?
Perché l’amministratore di sostegno ritiene che debba stare in una struttura lontana dai suoi affetti?
Sto facendo il possibile per tirarla fuori di lì prima che sia troppo tardi”.