Lui è Matteo, vive in Abruzzo. Ha 3 anni. Si ammala di meningite, d’improvviso non sente più la voce della mamma o del papà. Si ritrova in una stanza circondato da uomini in camice bianco. Vorrebbe scappare, ma si sente tanto stanco, chiude gli occhi. Quando si sveglia le sue orecchie sono piene di suoni che non riconosce. È tutta colpa di quegli apparecchi che gli hanno messo. Matteo non li sopporta. I compagni ridono, lo escludono, lo chiamano sordo. Matteo è irrequieto, fa dispetti, cerca in tutti i modi di attirare l’attenzione. I genitori dei compagni si lamentano. È un bambino maleducato. La sua mamma lo difende, cerca di spiegare, ma non cambia nulla. È solo. Ha 11 anni. L’insegnante parla veloce, Matteo chiede di ripetere. Si alza un coro di risate. Matteo butta il quaderno a terra, pesta i piedi. È arrabbiato. La mamma arriva in fretta e furia. Parla sottovoce con la maestra, Matteo legge le labbra. Signora, suo figlio è limitato, deve accettarlo. Matteo si sente umiliato, non vuole più tornare a scuola. I genitori lo stringono forte. Tesoro, gli ostacoli sono fatti per essere superati, credi in te stesso, e ce la farai. Matteo non ci crede, ma si fida di mamma e papà. Stringe i denti e in qualche modo arriva alle Superiori. Entra in classe, è pronto a scattare alla minima presa in giro. Possiamo sederci vicino a te? Matteo resta di sasso. I compagni gli parlano, lo coinvolgono, non dicono una parola su quegli aggeggi che ha alle orecchie. Matteo si ritrova circondato da sorrisi. Piange di gioia. Per la prima volta si sente libero di essere se stesso. Dicevano che non avrebbe preso manco il diploma. Matteo vuole dimostrare di cosa è capace. È il 2022. Matteo ha 25 anni. Stringe la sua laurea in Giurisprudenza. Ha dedicato la tesi alle persone che l’hanno deriso e ostacolato. Vuole diventare magistrato, occuparsi di bullismo e discriminazione. Vuole aiutare le vittime, e tendere una mano ai carnefici.
Dicevano che un sordo come me non si sarebbe mai laureato. Si sbagliavano
Matteo ha 25 anni, vuole fare il magistrato, ha dedicato la tesi a chi l'ha deriso e ostacolato.
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