Lui è Ibrahim. Ha 12 anni, vive in Burkina Faso con la mamma. Il padre è andato in posto lontano chiamato Italia. Ibrahim sogna di raggiungerlo. È il 2004. Finalmente è arrivato il momento. Ibrahim fa le valigie, stringe la mano della madre e arriva a Trento. Si guarda intorno spaesato. A scuola i compagni fanno domande, Ibrahim fatica a parlare, balbetta. Per pronunciare una parola batte forte i piedi. Si vergogna, ma poco alla volta riesce a farsi degli amici. Frequenta le superiori, va a scuola in settimana e lavora nel weekend. Ibrahim fa il cameriere, a volte prova a cucinare qualcosa, ma è un disastro. Manco la pasta in bianco gli riesce. Però quando è dietro ai fornelli si sente in pace. Vuole imparare. Fa una pagnotta dietro l’altra, le inforna. Sono dure come il marmo. Ibrahim prova, riprova, decide che il pane non fa per lui, la pizza invece, quella sì che gli piace. Si mette all’opera, offre i suoi esperimenti al coinquilino. Il ragazzo mette in bocca, suda, si fa pallido. Ibrahim scoppia a ridere. Butta tutto e ricomincia. Sbaglia, impara, studia. Oltre agli ingredienti ci sono tanti dettagli da considerare. Temperatura, provenienza e qualità della materia prima. Ibrahim impasta con pazienza, unisce la tradizione al suo estro. All’ennesimo tentativo gli esce un piatto niente male. Continua a migliorarsi, intanto sogna. Dice in giro l’idea che gli frulla in testa. Tutti ridono. Nessun italiano entrerà mai nella tua pizzeria. Ibrahim sgrana gli occhi. Perché? Dicono di guardarsi allo specchio. Ibrahim se la ride, va in banca e chiede un finanziamento. L’impiegato lo squadra da capo a piedi, poi gli stringe la mano. Ibrahim fa i salti di gioia. Affitta un locale e si mette all’opera. Sgobba come un matto e quando il primo cliente gli fa i complimenti, urla di gioia. Oggi Ibrahim ha 30 anni, la sua pizza è fra le più buone d’Italia. Cucinare è il suo modo di presentarsi alle persone, di farsi conoscere. Ha sempre le mani in pasta, la sua testa brulica di progetti, il cuore è pieno di sogni.
DICEVANO CHE NESSUN ITALIANO AVREBBE MAI MANGIATO LA MIA PIZZA. SI SBAGLIAVANO
Ibrahim ha lasciato il Burkina Faso, è arrivato a Trento, e ha seguito la sua passione.
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