Ha scritto una lettera di fine anno ai suoi studenti, e si è rivolta in particolare ai ragazzi che non sono stati ammessi alla classe successiva.
Sente su di sé la responsabilità di ogni bocciatura. Lo studente poteva fare meglio, ma l’insegnante, la preside e l’educatore devono e possono sempre fare di più per spronare, appassionare, trovare la chiave per arrivare al cuore di ogni ragazzo.
La preside valorizza lo sbaglio, perché è da lì che ci si rialza e si cresce.
Ricorda ai suoi ragazzi che è proprio dagli insuccessi che nascono le più grandi vittorie.
“Ti abbiamo bocciato. Di sicuro ci stai odiando, stai pensando che abbiamo voluto punirti, o che ci stai antipatico.
So già che non mi credi, ma quando votiamo la bocciatura, stiamo male sul serio. Per noi è brutto, tanto quanto lo è per te.
Bocciarti significa anche ammettere che noi abbiamo fallito, non siamo riusciti a motivarti, a farti venir voglia di dare il meglio, ad appassionarti.
Certo, anche tu potevi dare un po’ di più! Ma non è solo questo. Non è mai solo questo.
Abbiamo perso una partita. Abbiamo giocato male. Ma ricordati che è solo una partita, non tutto il campionato.
Fra dieci anni nessuno si ricorderà della bocciatura. Guarderanno la persona che sarai diventato, non quanto tempo ci hai messo a finire la scuola.
Dagli insuccessi nascono le più grandi vittorie. Credi in te stesso ancora più di prima, come noi faremo con te.
E se hai bisogno di piangere, piangi. Presto saranno lacrime di gioia”.