Lei è Emma Ruzzon, 22 anni, rappresentante degli studenti dell’università di Padova.
Ha fatto un discorso per l’inaugurazione dell’anno accademico e l’ha dedicato agli studenti che hanno deciso di togliersi la vita.
Si è rivolta al ministro dell’Istruzione e a tutte le istituzioni: ha messo sul tavolo il problema della competitività, che celebra solo l’eccellenza e le super prestazioni, facendo credere a chi non le raggiunge di aver fallito.
Ha lanciato un grido di rabbia e di aiuto, rivolto allo Stato: Basta! Lo studio non è una gara.
Ha fatto un discorso per l’inaugurazione dell’anno accademico e l’ha dedicato agli studenti che hanno deciso di togliersi la vita.
Si è rivolta al ministro dell’Istruzione e a tutte le istituzioni: ha messo sul tavolo il problema della competitività, che celebra solo l’eccellenza e le super prestazioni, facendo credere a chi non le raggiunge di aver fallito.
Ha lanciato un grido di rabbia e di aiuto, rivolto allo Stato: Basta! Lo studio non è una gara.
“Si celebrano solo storie di studenti laureati in tempi record, o che conseguono più lauree in pochi anni, ma la realtà è un’altra.
C’è chi si suicida a 19 anni perché crede di aver fallito.
Viene celebrata solo l’eccellenza, e chi non la raggiunge pensa di valere meno.
Ci viene insegnato a correre, perché se ci fermiamo deludiamo delle aspettative, ma da quando studiare è diventato una gara?
Da quando performare è più importante che formarsi?
Siamo stanchi di piangere i nostri compagni che si tolgono la vita.
Questo tipo di competitività non tiene conto del bisogno umano di procedere ognuno con i propri tempi e modi.
È un sistema sbagliato e malato, serve il coraggio di metterlo in discussione”.