Lui è Michele. Nasce nel 2013 a Brescia, in Lombardia. È un bambino vivace. Entra ed esce dagli ospedali. I medici dicono che ha un problema al cuore, poi usano una parola strana. Autismo. Michele non fa domande, per quelle ci pensano mamma e papà. Lui vuole andare a scuola. Gi piace stare in classe, ha una maestra tutta per sé. Ogni tanto però si sente solo. Si avvicina ai compagni, sbuca all’improvviso da sotto il banco, urla, fa scherzi di continuo. All’inizio i bambini ridono, poi si stufano e lo piantano in asso. Michele non piange. Prende un foglio e disegna. A volte canta, altre pesta sulla batteria come un forsennato. Si sente subito meglio. Ha 7 anni. Michele vede la foto di una ragazza con la testa rasata. La fissa a lungo. Mamma, io di capelli ne ho tanti, posso dargliene un po’ se le servono. La madre dice che quella ragazza li ha persi per colpa di una brutta malattia e che ora purtroppo è volata in cielo. Però ci sono tanti altri bambini con lo stesso problema, se vuole può donarli a loro. Michele si illumina. Smette di tagliarsi i capelli, ogni mattina controlla quanto sono cresciuti. Devono arrivare fino a metà schiena, serve pazienza. Il tempo passa, le ciocca hanno quasi raggiunto le spalle. Michele è felice. A scuola invece puntano il dito. Sembri una femmina. Anche le maestre hanno da ridire. Ti coprono gli occhi, tagliali altrimenti non riesci a leggere. Michele prende un elastico e si fa una coda. Passano i mesi. Le risate aumentano. Michele ha occhi solo per i suoi capelli. Un giorno si alza, va allo specchio. Mamma, ci siamo! Corre dal parrucchiere. Osserva le forbici, il cuore gli batte all’impazzata. Gli mostrano le sue ciocche. Aiuteranno molte persone. Michele non riesce a smettere di sorridere. Ora i suoi capelli sono corti, ma li sta facendo crescere di nuovo. Pazienza se qualcuno riderà. Vuole donarli ai bambini di tutto il mondo, non ha tempo per quella roba.
Bambino autistico, gli danno della femmina, ma non taglia i capelli per donarli ai malati di cancro
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