Dice addio alla sua amica e riflette. Su se stessa, sul mondo in cui tutti noi siamo immersi.
Un mondo in cui la fragilità non è concessa, perché bisogna corre, rialzarsi, essere forti e vincere, sempre.
A volte invece, dice Sara, bisognerebbe concedersi, un pianto, guardare negli occhi chi ci sta di fronte, e ascoltarlo per davvero.
Non è colpa di nessuno. È colpa di tutti.
“Ciao Titu, sto cercando di trovare un perché a ciò che è accaduto, ma so che le mie domande non otterranno risposta.
Il dolore che provo mi svuota, ma allo stesso tempo mi pare poco se paragonato a ciò che ti affliggeva dentro.
Sento mille voci intorno a me dire: non è colpa di nessuno, ma non credo sia cosi, penso sia un po’ colpa di tutto e di tutti.
Viviamo in un mondo fatto di persone che si convincono di dover essere forti, le debolezze non sono accettate, mai. Essere fragili è quasi una vergogna.
Un mondo che ti spinge a rialzarti ancor prima di cadere, in cui chiunque ti invita a chiedere aiuto, ma poi nessuno ha realmente orecchie per ascoltare…
A chi lo stiamo dimostrando? Chi decide chi è forte e chi no? Perché è così importante?
Non lo è. Non è importante. Tu eri e sei importante, mi dispiace immensamente non avertelo ricordato.
Ora voglio sedermi a riflettere su di te, su di me, su cosa valga realmente. E vorrei che tutti facessero un esame di coscienza…
Per capire se come agiamo nei confronti degli altri ogni giorno, sia degno della vita che ci è stata data. Mi mancherai Tituz e mi devi una serata”.